Geitungar og eldfjöll*
*vespe e vulcani, in islandese
Niente balena marcia, in compenso un sacco di marce. Che fortunatamente hanno funzionato a dovere. Per affrontare un viaggio estremo in una delle terre più estreme. Tra quelle emerse. A Plen Tubo (“in friulano a tutto gas e un gergo che non sta a significare solo a tutto gas, ma un modo di fare le cose appieno senza mai fermarsi”) una coppia di friulani con il pallino della comunicazione e dell’avventura che si è cimentata in una mission (im)possible: partire per l’islanda e farci un giro dentro. E c’è da dire che anche se non ci siamo mai stati possiamo immaginare quanto sia confortevole andarci in Vespa, tra temperature impossibili anche d’estate, pioggia battente (anche d’estate), strade da guadare eccetera.
Di Viaggi fatti in Vespa e anche in moto ne avevano già fatti molti. Partiti da Pordenone per Berlino, i Balcani, in Italia un po’ dovunque, poi Albania. Durante il periodo del lockdown un tour dal Friuli alla Sicilia, per non farsi mancare niente. Tutto per prepararsi psicologicamente tecnicamente e spiritualmente all’idea di portare due vecchie Vespe nella terra dei geyser. Vespe vecchie sì, ma iper-malossizzate e – dunque – pronte a tutto.
Tutto tranne lo sbalzo termico di 40 gradi: “le ultime tappe erano a 0° circa zero 5° è arrivati qua, erano uno sfioravano i 40”, raccontano gli A plen tubo, che continuano “siamo partiti con due Vespa e un abbigliamento tecnico da motociclismo, preparati a qualsiasi clima. Abbiamo affrontato un vento fortissimo e pericoloso, che ha sorpreso anche noi, tanto che abbiamo visto numerosi camper rovesciati per strada. Abbiamo deciso di tagliare una parte della Ring Road, optando per la strada F35, sterrata e lunga circa 200 km, che attraversa l’Islanda da sud a nord, in mezzo a due ghiacciai. La scenografia era assolutamente unica, sembrava di essere su Marte! Preparati ad ogni evenienza, abbiamo portato con noi tutti gli attrezzi e le cose necessarie per la riparazione dei mezzi, come la batteria, la centralina di accensione, le camere d’aria, l’olio e tutto ciò che serve per fare la miscela. Abbiamo anche portato con noi una cambusa per preparare da mangiare durante il viaggio”. Avventura, viaggio, non turismo. Che se giri con una Vespa è inevitabile: “la Vespa ti trasforma non più in motociclista turista ma in un viaggiatore.“
La dimensione del viaggio è una cosa che ci piace. Essendo la Vespa un mezzo relativamente lento – per quanto sia pimpato! – rende chi lo usa molto diverso da chi usa la moto, agli occhi dei tanti locals che incontri: “la Vespa fa simpatia! Tutti si avvicinano, parlano e si approcciano in modo molto, molto differente”. Festina lente, dicevano gli antichi: affrettati lentamente. Una condizione molto più simile al viaggiare a piedi o in bici e che ti rapporta anche alla gente in maniera diversa non solo al territorio in cui che stai esplorando proprio le persone”.
Duecento chilometri di sterrato e a tratti anche abbastanza difficoltoso. Addirittura un guado – per fortuna non era così alto – quindi l’abbiamo potuto fare anche con la Vespe. Insomma: un tragitto adatto a 4×4 o enduro, non di certo le Vespe che però ce l’hanno fatta alla grande. Si sono comportate bene. Acqua ovunque: “per fortuna a livello di torace e gambe i completi hanno tenuto, però è stata dura. Le mani piene di almeno io avevo le l’acqua nei guanti, col freddo e lì deve andare avanti. Quello è
stato un momento sicuramente più critico, non era neanche banale asciugare in una notte un disastro”.
Vivere il limite è un’esperienza utile. Quando ci sei dentro non puoi scappare: “cosa vuoi fare? Non puoi dire mi fermo a un bar o da qualche parte. Era un 90 km dritti, devi solo devi solo arrivare”. Solo arrivare. Conta solo questo. Possibilmente sani e salvi. Pronti per spalancare il Gas alla prossima avventura con Malossi GAS.