IL GIRO DEL MONDO “ADAGIO” DI HENRY FAVRE
Henry, tu vieni da una lunga esperienza di viaggi avventurosi in Ciao; ci racconti brevemente le tue esperienze più belle?
Ogni volta che mi chiedono quanti viaggi abbia fatto, il numero aumenta di uno! Mi piace molto raccontarli perché mi sento fortunato a vivere queste esperienze, iniziate qualche anno fa, quando ero un ragazzetto di quartiere che faceva casino con il motorino e si prendeva insulti dai vicini. Con le mie gambe… o meglio, con le mie ruote sono stato in tanti posti. Non mi piace vantarmi dei chilometri o dei giorni trascorsi via di casa; ma a conti fatti, ho passato un ventitreesimo di vita in viaggio: quindi un anno.
Sono finito in Scozia, in Spagna e ho mangiato pure degli hamburger spaziali in America sulla Route 66. Un giro d’Italia e altre piccole esperienze che stanno andando nel dimenticatoio, finché non ripesco delle foto obsolete. Posso dire di aver visto una minuscola parte di mondo, ma spero di avere ancora tanti anni davanti e chilometri da macinare.
Cosa ti ha spinto a realizzare Adagio – giro del mondo in Ciao?
Adagio, il giro del mondo in Ciao, è un mio nuovo progetto. Non so nemmeno se chiamarlo progetto, e se sia nuovo. Alla fine ho semplicemente raccolto la mia idea di viaggio sparso per il mondo, e ho creato una sottoforma di continuità di viaggio, nel tempo, con una cronologia. In poche parole, sono uscito dal vialetto di casa andando verso destra, e se tutto va bene, se non cambiano il senso unico; dovrei tornare da sinistra. In realtà, per i saputelli è impossibile fare un giro del mondo interamente senza tornare alla base per almeno un breve periodo. Poi non avrei nemmeno i soldi e il tempo per stare via 10 anni da casa. Fare il giro dell’equatore è impossibile con un mezzo a ruote. In sostanza Adagio, è la mia versione di giro del mondo. Non c’è proprio una definizione di giro del mondo. Perché in fondo; anche con la mongolfiera e quei famosi 80 giorni, non sono passati da Gressan, il mio bellissimo paesino sperduto dove vivo. Quindi riassumendo tutto, ho semplicemente dato un titolo che richiami la mia avventura e la mia velocità.
Raccontaci come hai organizzato il viaggio, e quando sei partito
Ho organizzato ben poco del viaggio, so solo di procedere appunto “Adagio” verso destra, o forse verso “est”. Sono partito da casa i primi di Novembre, mi sono bevuto un super cappuccino nel bar dei miei genitori e sotto il diluvio ho raggiunto Milano, dove sono stato una settimana a fare il matto ad EICMA (un evento stupendo di moto, motori ed altre cose che non posso dire qui). Finito quel lavoretto che ho fatto con piacere sono ripartito ma con una piccola sorpresa per tutti. Ad aspettarmi fuori dal padiglione della fiera, c’era mio papà con il suo Ciao.
Ti piace viaggiare da solo o in compagnia?
Adoro condividere i miei viaggi con un sacco di persone che hanno piacere di ascoltarmi, ma ammetto che viaggiare anche con qualcuno, sia bello quanto complicato. Sono andato a Roma con un Kymco 50 e un amico, in Spagna con un Ciao e un amico, a Capo Nord in Ape con un mio amico, ma il compagno di viaggio più pazzo l’ho trovato in America: mio papà.
Viaggiare con papà è una cosa pazzesca da fare e da raccontare, ma spesso mi preoccupo per lui perché lui si preoccupa per me; chissà la mamma a casa di chi si preoccupa. No, scherzi a parte, papà Sandro ha comunque 55 anni se ricordo bene. Io ne ho 23, se prendo un tombino con il Ciao o mi attraversa un gatto, so gestire l’emergenza ed essere pronto. Papà forse non troppo, è sempre distratto. Molto divertente e bello sì, ma un po’ ansiogeno avere un compagno di viaggio, specie se è il tuo papà. Mi ha accompagnato per 5000 chilometri in America, sempre con il Ciao, lungo la Route 66. Un duro.
A pensarci bene, papà sarebbe perfetto per viaggiare nello stesso mezzo, per esempio in due sulla stessa moto. Lì si che non ci sarebbe l’ansia da compagno di viaggio. Chissà… proveremo!
Qual è stato il luogo che ti è piaciuto di più?
Il luogo che mi è piaciuto di più? Qui non so mai cosa rispondere, perché in effetti me lo chiedono in molti. Sebbene abbia visto un bel po’ di posti qua e là, non ho ancora trovato un luogo o uno spazio che possa essere bello quanto casa mia, quando torno dopo un viaggio.
Quindi, la risposta al luogo più bello, penso sia casa mia.
Raccontaci qualcosa delle persone che hai incontrato…
In questo viaggio di un mesetto ho incontrato tante persone. Sono finito in certi luoghi che tutti mi avevano sconsigliato; non so perché.
Anche solo a dire agli amici che sarei passato dall’Albania, tutti mi prendevano per pazzo. Su popoli, cattiveria e cose varie, ci sarebbe da scrivere 34 giorni. Però, per quello che ho visto con i miei occhi, ho solo trovato gente fantastica. Specialmente in questo viaggio (raggiunto Istanbul da casa) mi sono trovato ad affrontare paesini sperduti nel nulla, molto poveri. Però in tutta quella povertà, mi sono trovato da Dio, perché anche se ti trovi in situazioni difficili, dove anche i bambini hanno solo una macchinina per giocare, sono pronti a darti una delle quattro ruote pur di rendere felice un passante, uno straniero o un viaggiatore. Avranno ben imparato da qualcuno no? Forse, i grandi. Pronti a regalarmi il loro tutto, un semplice mandarino o addirittura un pieno di benzina in cambio di un sorriso.
Quindi diffidate dalla televisione se sentite cose brutte, provate a buttarvi e a spegnere le spie digitali che vi danno brutte informazioni di posti e persone: viaggiate. Così smentirete tutti e tutto.
L’episodio più divertente che ti è capitato?
Se solo mi avessi fatto questa domanda prima di questo viaggio, avrei risposto sempre con “quella volta che un gommista messicano, mi gonfio la gomma del Ciao a 18 bar” …potete immaginare la scena e la conseguenza.
Invece, questa volta ho trovato ancora qualcosa di più bizzarro! Ero in Grecia, in un paese che non so nemmeno leggere e dire perché in la, hanno le lettere diverse da noi. O forse siamo noi che abbiamo le lettere diverse da loro.
Beh. La scena era un Henry con un Ciao rotto. Nella domanda successiva dirò cosa si è rotto.
Non potevo proprio proseguire. Ricordo che era un venerdì sera e poche ore prima avevo appena pagato online il traghetto che mi avrebbe portato da Atene a Chios, un’isoletta sperduta bellissima.
A conti fatti avevo ancora 4 ore per percorrere 20km per poi imbarcarmi. “Cosa vuoi che mi succeda”. Al sesto chilometro ho distrutto tutto.
Avevo ancora 16 km. Di corsa, in due ore abbondanti avrei potuto essere lì.
Mi sono reso conto subito che era impossibile; il Ciao pesa abbastanza da spingere, e la sua distribuzione di pesi e sagoma, non lo rende affatto comodo.
Mi venne subito in mente di fare autostop, ma non come quelle foto che si trovano su Instagram dove c’è sempre una ragazza bella, con le tette di fuori e le treccine. Magari con uno zainetto molto piccolo e le gambe al vento. No, io ero Henry, sudato, con in dosso una tuta da sci e con un Ciao da tirare fino al porto.
Alla fine mi ha caricato un carroattrezzi che stava andando al porto per caricare una macchina rotta. Fare autostop è difficilissimo ai tempi d’oggi. Ma farlo con un Ciao, cercando un carroattrezzi è la cosa più difficile dopo dividere un atomo!
Dico autostop perché fin da subito gli ho detto che non gli avrei lasciato un soldo. In realtà gli diedi una birra e un mandarino che si mangiò subito. Ho apprezzato subito quell’uomo con cui non potevo neanche comunicare per via della lingua: lui aveva capito che ero in difficoltà e mi ha aiutato senza chiedere nulla in cambio.
Qual è stato il problema più grande che hai dovuto affrontare?
Il problema più grande forse è stato proprio il Ciao. Ho diversi anni e chilometri di esperienza con quel mezzo, quindi so sempre cosa si può rompere e cosa no. Almeno, pensavo.
Nei viaggi precedenti ho fatto tanti chilometri su asfalto e una minima parte di sterrato. In Montenegro è stato il contrario.
Infatti, per i più esperti, posso dire che i correttori di coppia della frizione si inchiodavano per via della sabbia. Quindi il Ciao sì che funzionava, ma mi limitava l’escursione della cinghia ad un rapporto che facevo si e no, i 10 all’ora, ma a tutti i giri che il motore poteva erogare, compromettendone usura e consumi.
Parliamo di frizioni piaggio originali, con magari 40 anni di vita e usate. Potete immaginare i giuochi delle bronzine e di tutte le cose che ha un Ciao. Ho trovato un tornitore, sempre di venerdì sera, in Albania che mi apri la sua attività dopo essere appena salito in macchina per andare a casa. Risultato? Bronzina nuova in cambio di un grazie. Purtroppo è durata solo 300 km, ma in quei 300 km ero il più felice del mondo a pensare che poche ore prima quella bronzina era un pezzo di un termosifone.
Chissà se il reparto di ricerca e sviluppo di Malossi, mi studierà una super frizione da giro del mondo, magari a piste inclinate e con cose mai viste su un Ciao.
(Davvero, vi prego, fatemela!)
Raccontaci una giornata tipo di viaggio – ammesso che ci sia…
Non esiste, proprio non so rispondere perché ogni giorno è diverso dall’altro. Non avendo tappe e programmi in mente, non so mai cosa mi capiti durante il viaggio e di conseguenza il giorno.
Magari tutto fila liscio, magari distruggo il Ciao o perdo una borsa per strada.
So solo che ogni giorno devo accettare quel che succede, per esempio che un’Audi ti distrugga l’Ape mentre stai andando in Norvegia e quell’Ape per te è tutto. Però accetti e sorridi. Sennò non partivi nemmeno per un viaggio ed andavi a fare il turista in un viaggio organizzato nel villaggio turistico.
Io no.
Quando ripartirai per la prossima tappa di Adagio?
Adagio è lì, è un progetto che non è vincolato da niente, se non dalla mia libertà e dal mio tempo libero. Si, mi manca la frizione ma non è un grosso problema. Probabilmente in primavera/ estate torno a finirmi la Turchia e ad avvicinarmi all’Iran. Tutt’ora il Ciao si trova in un magazzino di Maxsi Motor, distributore dei componenti Malossi in Turchia, a Istanbul. La cosa bellissima è che la città di Istanbul ha un quartiere che si chiama Yedpa, dove ci sono tutti i negozi di moto e auto. Se ti serve una macchina nuova lì ci sono le concessionarie, se ti serve un cilindro del T-Max o una cinghia del Ciao, lì c’è.
Per quanto riguarda il mio viaggio sto scegliendo se andare in Iran o raggiungere la Cina passando dalla Russia. Non ho fretta di decidere.
La burocrazia forse è l’unica cosa che mi richiede fretta. Ci vanno permessi speciali e cose non troppo comode, ma tutto si fa.
A cosa stai lavorando attualmente?
Sto lavorando a una cosa di cui sono molto orgoglioso. Il Malossi winter camp. In sostanza è un momento di unione tra ragazzi, motorini e l’azienda di Calderara di Reno. Lì i ragazzi si divertono, montano nuovi componenti e vado a sbucciarsi i gomiti e le ginocchia. Andate a vedere il video dell’edizione precedente che abbiamo fatto a Giugno a Cervesina. Ecco, questa volta sarà ancora più tosta. Portiamo il Camp a casa mia, ad Aosta, al freddo e al gelo!
Quindi… fuoco, gomme chiodate e…
Non posso svelarvi altro, sennò l’equipe che cura la pubblicazione di quest’intervista, mi insulta!
Seguite i canali ufficiali di Malossi, diffidate dalle imitazioni e chissà, prima o poi potrete essere dei nostri…
Ricordo a tutti i lettori che l’azienda è sempre aperta ad accogliere nuovi viaggiatori tramite il progetto Malossi GAS. Se avete un’idea originale o qualcosa di accattivante su viaggi ed esperienze, scrivete all’azienda che se siete quelli giusti, vi supporta come si deve! Io ho iniziato così, con un’idea. Poi grazie a loro, l’ho messa in piedi.
Ah sì, un’ultima cosa… scordatevi da Dakar, quella prima di morire voglio farla io con i colori Malossi!